Crociera nelle splendide acque del dolore

“Il turismo responsabile si riferisce a un approccio al turismo nato alla fine degli anni ’80 e caratterizzato da una duplice preoccupazione per l’ambiente dei luoghi visitati dal turista e per il benessere delle popolazioni che vi abitano”. Così recita Wikipedia. Ma provate a leggere questo articolo del Guardian di qualche giorno fa. Non è ne responsabile, ne sostenibile, ne solidale e non so fino a che punto consapevole quello che è accaduto sulla costa di Haiti. La Royal Caribbean Cruise Lines ha fatto scalo, con la sua nave da crociera Independence of the Sea, a Labadie Beach a meno di 100 miglia  da Port-au-Prince. Così, mentre migliaia di persone si aggirano tra la distruzione lasciata dal devastante terremoto che ha colpito Haiti, comitive di turisti fanno il bagno nelle acque turchesi del resort di Labadie Beach (di Proprietà della Caribbean). Mentre migliaia di persone cercano di rimettere insieme il nulla lasciato dal sisma, comitive di turisti sorseggiano cocktail e mangiano aragosta. Mentre bambini senza più nulla e nessuno guardano chi cerca ancora di estrarre corpi dalle macerie, comitive di turisti si divertono a fare acrobazie con le moto d’acqua. John Weis, vicepresidente della compagnia, difende la “difficile decisione” dichiarando che “le navi trasportano anche aiuti alimentari per la popolazione dell’isola” e che “tutti i soldi che i passeggeri spenderanno durante la tappa a Labadie saranno inoltre donati ai terremotati”. Continua osservando che “le crociere portano benefici all’economia locale, il turismo è fondamentale per la ripresa di Haiti, e centinaia di persone vivono grazie a quel resort”. Non tutti i passeggeri della nave sono scesi a terra. Qualcuno si è detto “disgustato” per la scelta, altri dicono di “temere che la popolazione disperata assalti il villaggio vacanze” circondato da una recinzione e ben protetto da guardie private.

L’accaduto non merita di essere commentato per rispetto agli abitanti di Haiti.

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