Viaggiatore o turista?

Nel 1791 l’abate veneziano Toaldo in un sermone diceva: ”Il viaggiare è divenuto un capo di moda: una certa smania, o vogliamola dir mania. Ha invaso gli spiriti, e come al tempo delle crociate, le persone di ogni condizione […] vanno correndo qua e là i paesi gli uni dietro gli altri, e dove gli uni vanno, gli altri vanno, e lo perché non sanno…”. Dopo più di duecento anni viaggiare è ancora una moda, anzi è divenuto uno status symbol. L’atollo alle Maldive, il safari in Africa, la risalita del Rio delle Amazzoni, sono mete che stupiscono gli amici ed agli occhi di tutti sei un Viaggiatore. Il Viaggiatore non ama l’all inclusive, il viaggio organizzato, i luoghi sfruttati dai Turisti.

Già, il tormentone nei decenni non è cambiato: “Turista o Viaggiatore?”. Si possono elencare una serie di luoghi comuni sulle differenze tra turista e viaggiatore: l’atteggiamento passivo del turista, che si lascia condurre, nutrire e coccolare, si distingue dallo spirito attivo del viaggiatore che cerca di capire il mondo. Non so se ha ancora senso fare questa distinzione. A metà ottocento serviva agli aristocratici per distinguersi dalla massa, che grazie allo sviluppo dei trasporti ed alle ferie pagate, cominciava a viaggiare per occupare il “tempo libero”. Oggi, forse, è più una lusinga che i tour operator usano per convincere il cliente – …non fare il turista! – a viaggiare con loro verso mete esclusive. Zaino in spalla o set di valige griffate? Locali alla moda o bar defilato insieme agli abitanti del luogo? Hotel a cinque stelle o pensione a conduzione familiare? A volte ho la sensazione che più il viaggio è scomodo e meno organizzato, più ci si sente viaggiatori.

E’ possibile,a mio dire, partire con le valige griffate e poi, zaino in spalla, visitare il luogo, conoscendo gli abitanti del posto in un bar e poi, se si ha voglia, andare in un locale alla moda. Credo sia importante lo stato d’animo con il quale si affronta il viaggio e le motivazioni che ci spingono a farlo, nel rispetto dei luoghi e dei popoli che incontriamo nel nostro andare. Mi sono sentito cittadino del mondo sia in un villaggio di pescatori in Africa, mentre giocavo con dei ragazzini con una palla fatta di buste di plastica legate con una fune, che in Tunisia mentre cavalcavo sulla spiaggia ed un braccialetto colorato indicava il resort che mi ospitava.

Hermann Hesse scriveva: “I nuovi mezzi di spostamento tolgono ogni piacere di scoprire la diversità o l’amenità dei luoghi , in particolare degli ultimi paradisi rimasti […]. Il danaro, il lusso, le automobili, la tecnica si sono impadroniti anche di questa regione che sino a non molto tempo fa era incantevole […]. Come s’è fatta zeppa di gente la terra…”. Era il 1930…

Il “vero Viaggiatore” è dentro di noi.

Mi piacciono i libri di carta, le magliette con i disegni, le matite ed il vino, quello buono. Leggo, cammino, scrivo.

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