Continuare a danzare, finche’ ci sarà musica.

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Fare quel lavoro era come spalare la neve. Nevicava? E io ero lì pronto con la mia pala, a liberare le strade, in modo rapido ed efficiente. Non avevo nessuna ambizione o aspettativa. Mi limitavo a sbrigare in modo sistematico i lavori che mi arrivavano, uno dopo l’altro. Francamente, ogni tanto non potevo fare a meno di chiedermi se non stavo sprecando la mia vita.

Il buio aveva assorbito il mio corpo, e io non ero che un ectoplasma sospeso a mezz’aria. Senza più corpo, e senza nessun altro punto di riferimento nello spazio. Vagavo nel nulla più totale, su quella strana linea di confine tra incubo e realtà.

Fondamentalmente agli uomini piace ammazzarsi a vicenda. E così si ammazzano finché non ne hanno avuto abbastanza. Quando sono stanchi, per un po’ si riposano. Poi ricominciano ad ammazzarsi. E’ una cosa stabilita. Non ci si può fidare di nessuno, e non cambierà mai. Non c’è niente da fare. Se a qualcuno non piace, l’unica cosa da fare è fuggirsene in un altro mondo.

Non puoi startene seduto a pensare. Se no non arriverai a niente. Capisci? -Capisco, dissi. – Ma cosa devo fare, allora? –Danzare, rispose . –Continuare a danzare, finche’ ci sarà musica. Capisci quello che sto dicendo? Devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perché. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c’entra.

Tutt’a un tratto mi ricordai dell’uomo pecora. Anche in questo momento lui esiste, pensai. In una zona di alterazione spazio-temporale dentro quell’albergo. Sì, lui è presente. Cerca di farmi capire qualcosa. Ma non funziona. Io non riesco a captare il messaggio. E’ troppo veloce. La mia testa è intorpidita e non riesco a decifrare la scritta.

Da dove cominciare? Non c’era un vero punto di partenza. Ero schiacciato contro un muro altissimo, circondato da pareti lucide e scivolose come specchi. Non sapevo dove mettere le mani, non c’era nessun appiglio. Ero disorientato.

Sognava che la perfezione divorasse l’imperfezione. Per lei questo era l’amore… Per me l’amore era un puro concetto dotato di un corpo inadeguato, che passando attraverso cavi sotterranei, linee telefoniche eccetera, riesce faticosamente a trovare il contatto. Una cosa terribilmente imperfetta. A volte ci sono errori di trasmissione. A volte non si conosce il numero. A volte ti chiamano, ma hanno sbagliato numero. Non c’è niente da fare. Finche’ vivremo in questo corpo, sarà così. Ho cercato di spiegarglielo. Infinite volte. Ma un giorno lei se ne è andata. Può darsi che io, col mio elogio dell’imperfezione, l’abbia incoraggiata.

Se si fanno le cose mettendoci amore, quell’amore ti ritorna. Sei hai un atteggiamento positivo alla vita, la tua vita sarà più piacevole. –Di più non si può? –Di più noi non possiamo. Poi entra in gioco la fortuna.

Tutti noi viviamo in un continuo movimento e tutto quello che ci circonda si trasforma di conseguenza, e prima o poi dovrà sparire. E’ un processo inevitabile. Non c’è niente di duraturo. Le cose restano nella coscienza , ma spariscono dal mondo della realtà.

Mi piacciono i libri di carta, le magliette con i disegni, le matite ed il vino, quello buono. Leggo, cammino, scrivo.

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