Il bianco e nero di Robert Capa

 

Mi sono fermato spesso per strada, per godere della pace e della serenità che questo luogo trasmette. Le colline toscane sono già sature dei colori della primavera. Continuo a guardarmi in giro senza rendermi bene conto di dove mi trovo. Un cartello mi informa che San Gimignano è a 10 km, ma in direzione opposta alla mia destinazione. Tentenno giusto un attimo, poi accetto l’invito. Penso ad un aperitivo con vino e salumi toscani, invece finisco ad una mostra fotografica: Robert Capa in Italia 1943-1944.

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Essere nel posto giusto al momento giusto non è mai stata una mia prerogativa, ma oggi mi sono riscattato. L’idea, forse romantica, del fotoreporter che attraversa mille avventure per essere testimone di un avvenimento mi ha accompagnato per tutta la vita e Capa è stato un idolo della mia adolescenza. Attraverso il centro storico senza neanche guardarmi intorno, per arrivare alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea.

La mostra, a dire il vero illuminata male, raccoglie il racconto fotografico che Capa fa degli anni dal ’43 al ’44 della guerra in Italia. l bianco e nero di Capa è molto evocativo e discapa2egna sul volto di donne, bambini e soldati, tutto l’orrore della guerra.

“Una ragazza fugge dai combattimenti sulle montagne, Gola di Moscoso, vicino a Cassino, 4 gennaio 1944” L’immagine è di una ragazza che cerca di portare in salvo se stessa e le uniche cose che le sono rimaste. Il bianco e nero si colora nella mia mente che torna alle immagine di chi, ancora oggi, scappa dalla guerra: la storia non ci ha insegnato nulla.

Lascio la mostra con pizzico di amarezza. Niente aperitivo. Continuo a passeggiare tra le via del borgo senza pensare a niente. Una chitarra fa da sottofondo al chiacchiericcio dei turisti, il sole sta tramontando ed io provo nostalgia di casa come sempre, anche quando il viaggio è breve.

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Mi piacciono i libri di carta, le magliette con i disegni, le matite ed il vino, quello buono. Leggo, cammino, scrivo.

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